Niente da fare, se le colline minacciano pioggia, sulle montagne i temporali sono dati al 90%. Che fare? Dove andare?
Sì, c’è un bel giro – ora che ci penso – nella bassa bresciana… Ecco, 100 km e 10 castelli.
Ma sì, tanto o si va in pianura o si piglia l’acqua domani.
E così, nottetempo, gli iscritti a questa gravellata bresciana balzano da 400 a 600.
E il giorno dopo siamo tutti lì. La prima cosa a colpirmi, appena arrivato, è la bassissima presenza di bici gravel/cx, nonostante fosse pubblicizzato come evento gravel.
Per il resto solo MTB o bici da cicloturismo. La spiegazione è semplice, questa iniziativa non fa parte del movimento dei “gravellari ciclonerd” che si spostano in comitiva ad ogni evento. E’ organizzato dalla Croce Verde locale.
L’atmosfera infatti è molto diversa. Intanto il ritrovo è ad un signor palazzetto, attrezzato, con tutto quello che serve. Ci sono le safety bike, dei ciclisti accompagnatori che scortano i vari gruppetti dall’inizio alla fine del percorso. Ecco, questa cosa non l’avevo mai vista.
Dicevo: poche gravel, atmosfera di campagna, gente diversa dal solito, tante famiglie e gruppetti di amici sicuramente meno “tirati” che agli eventi gravel doc. Una Gravel diversa dal solito. Il ritmo è infatti blandissimo, per molti è probabilmente il primo-secondo-terzo giro della stagione:
una semplice scampagnata, un’occasione per vedere qualche bel posto, stare nel verde.
Ah, dimenticavo, due percorsi, uno da 48 km e l’altro per l’appunto da 100 poco più. La maggior parte dei castelli e castelletti è per altro nella prima parte del percorso, e ad ogni castello ci si fa fare il timbro. E’ una cosa simpatica, è un modo per conoscere chi si occupa del castello, per promuovere un po’ di turismo e secondo me funziona.
Quando i percorsi si dividono la densità dei ciclisti cambia di netto, così come il livello che si alza di un pochino, anche se non di tantissimo (è comunque una corsa paciosa).
Il percorso, devo dire, mi è piaciuto molto. Quasi tutto sterrato, con variazioni su asfalto che conducevano ai vari castelli. Un bell’effetto. Diversi tratti piuttosto tecnici e divertenti senza mai essere esasperati o pericolosi. Molti tratti non erano nemmeno nemmeno segnati sulla mappa, il che indica una bella ricerca di strade e stradine varie.
Altra cosa poco tipica di ciò che oggi viene definito “ciclismo dal basso” sono le indicazioni: parte del percorso dell’evento è già indicato dalla segnaletica per il giro dei castelli, ma gli organizzatori hanno completato le informazioni. Non dico che la si possa fare senza GPS, però un po’ di freccette trovate per strada sono state utili anche a chi il GPS già l’aveva.
Un paesaggio vario, composto da rogge e boschetti, oltre che dalla campagna aperta. Mulini, cascine, cascine ENORMI, quasi impressionanti, accanto a sistemi idrici delicatissimi, impostati chissà quanti anni fa, ma tuttora attivi.
A fine percorso i volontari, davvero gentili, offrono qualche merendina e tè freddo. Li ringrazio per aver mosso una macchina abbastanza grossa per la creazione di questo evento.
Questo giro e questo territorio hanno delle ottime potenzialità per gli amanti del gravel
ed è anche bello il fatto che siano “esterni” al movimento più attivo, così che possano svilupparsi in maniera più originale.
Forse, rifletto, verrebbe ancora meglio dividendo i percorsi, come orario (chi vuole stare in bici tante ore è bene che venga fatto partire prima) e come lunghezza dei tracciati. Sta di fatto che sono rimasto piacevolmente sorpreso e spero che questo evento cresca ancora, se non di numero (che 5-600 son già tanti) di qualità, immaginando che possa diventare anche una forma di finanziamento per la Croce Verde stessa, che va ringraziata per l’iniziativa.
Davidao Asadero