Mettiamola così, io di solito non faccio tardi la sera e pedalo da solo. Ma da anni. Poi, non so per quale motivo, quando il mitico Filippo, comandante in capo dei Cacciavitony (un gruppo informale di ciclisti guastatori che imperversa dalle parti dell’Oltrepo) mi ha detto che c’era da divertirsi a San Colombano mi son detto che, per una volta, si poteva anche fare. Una non competitiva per MTB e gravel.
Poi le previsioni davano anche bel tempo…

Peccato che la sera precedente, senza averlo deciso prima, mi sono ritrovato a mangiare in un ristorante brasiliano. Che non è mica un reato, ovvio, non fosse che nel ristorante brasiliano si pasteggia a Mojito (che non è obbligatorio berne tre ma era buono); si mangia bene (e tanto) e se la compagnia è piacevole si fa pure tardi.
Insomma, facendola corta alle due di sabato notte piangevo pensando al puntualissimo Filippo che sarebbe arrivato alle 7.45 a prendermi. Ma il dado era tratto.
Alle 7.45 il comandante si palesa, io mentre finisco di trangugiare il caffé faccio mente locale per non dimenticare nulla e scappo fuori alla chetichella (ovviamente tutti dormivano). L’atmosfera è splendida: albeggia, si gela e c’è una nebbia che si taglia con il coltello. Ma accendo il mio proverbiale mezzopienismo e penso che appena si alzerà la nebbia ci sarà uno splendido sole.
Si parte e, appena entrati in autostrada, mi accorgo che avevo preso circa tutto, tranne il caschetto. Che ci voleva il caschetto, ma ormai è tardi.
Arriviamo immersi nella nebbia a San Colombano, cominciamo a vedere i primi ciclisti indomiti. Taluni persino con le braghette. Parcheggiamo, nemmeno troppo lontano dal ritrovo. Al momento di staccare le bici dal portapacchi ci accorgiamo che sono ghiacciate. Io non avevo mai sghiacciato una bici, questa volta mi è successo.
Ma noi non siam mica gente che ci facciamo prendere dallo sconforto, e belli belli ci dirigiamo al ritrovo dove in un baretto piacevole ci beviamo il nostro caffé, svolgiamo le formalità di rito, ci impossessiamo del pacco gara e attendiamo la partenza.
Nel frattempo i partecipanti arrivano in copia, e sono proprio tanti, divertenti, colorati. Tanti tanti. (Dall’organizzazione dicono 240 iscritti e una 50ina di imbucati).
Ci spostiamo nella piazza principale per dare l’avvio e la piazza principale è proprio piena piena. Tante MTB, ma anche qualche gravel. C’erano delle signore (che sconsiglio di sottovalutare per grinta e preparazione fisica) e alcuni ragazzini. Una bella atmosfera.
Partiamo, attraversiamo un pezzo di San Colombano e cominciamo a inerpicarci su e giù per le colline. Il paesaggio è di molto piacevole e il serpentone di bici riconcilia con il mondo.
Si sale e si scende, in mezzo alle vigne e al bosco, naturalmente il serpentone si snoda e altrettanto naturalmente io mi godo il panorama (cioè vado piano come al solito): la collina in mezzo alla nebbia non è niente male.
Addentrandosi lungo il percorso si passa dal campo coltivato al bosco, ci sono alcuni single track, qualche drittone, salite e discese e qualche passaggio tecnico. Nulla di insostenibile. Fino al discesone dove, forte delle mie gomme da 35 (con scolpitura che ha vissuto tempi migliori) e della mia proverbiale agilità e tecnica sopraffina (son mica il ciclista ciccione per niente) finisco dritto in terra, rotolando su me stesso, fortunatamente senza travolgere nessuno e ovviamente senza alcun danno per me e per la bici (che io, come noto, vado piano anche in discesa). Raccolto dai divertiti astanti, riesco a capitombolare di nuovo complice il fango che non aiutava di sicuro.
A quel punto rinuncio a fare il tempo (ovviamente è un pallido eufemismo) e cerco di tornare a casa sano.
Mi accorgo che sono finito tra gli ultimi e vengo accudito tipo nonnetto dai volontari di Orio Bike che mi rincuorano e si assicurano che non mi perda per strada.
Ritorno sano e salvo, dopo essermi divertito parecchiotto e coperto di fango. A vedermi sembravo uno serio.
Bravi i volontari di Orio Bike che ormai alla decima edizione della manifestazione ricordano con affetto il momento in cui sono partiti. L’idea era fare una cosa che sfidasse l’inverno con qualsiasi temperatura e condizione meteo.
Una bella manifestazione, ben organizzata, in una splendida cornice. Che a San Colombano c’è proprio da tornarci.