Dario Colombo, un telaista a modo mio

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Dario Colombo, 34 anni, dalle montagne del lecchese alla sua officina a Milano: una laurea specialistica in ingegneria ambientale in saccoccia e la decisione di lavorare come gli piaceva.

“Mi piace fare andare le mani, ho capito che la bici era il mio modo per trovare soddisfazione in quello che faccio”.

1- Una laurea al politecnico e poi le bici: chi è Dario Colombo
Mi son detto: siccome dovrò crepare sul lavoro: cerchiamoci un lavoro che mi soddisfi e mi faccia stare bene.
Come Ingegnere delle telecomunicazioni mi mancava qualcosa sebbene consulente per una multinazionale e tutto sommato ben pagato. Allora decido di rientrare in università, mi laureo in ingegneria ambientale, con una tesi sulla mobilità ciclistica. Non se l’è filata nessuno. Non volevo occuparmi di sicurezza sul lavoro, mi sono reinventato.
Ho lavorato al San Raffaele in un laboratorio sul benessere attraverso lo sport.
Ho fatto l’insegnante di sostenibilità, con annesse ciclofficine, ho aperto ciclofficine lungo la tratta Ferroviaria Lecco – Milano e ho iniziato a sperimentare sui telai, MTB da 29, telaio difficile. Da 5 anni le bici sono state prima il secondo lavoro, poi il primo lavoro, da due anni unico lavoro.
Prima 29 pollici, poi ho fatto le ciclocross, le gravel. Ma a seconda di cosa vuole fare il mio cliente un telaio esce sempre.
Sto sperimentando sulla strada classico e disco. Anche se il disco forse non è la soluzione.

Il primo telaio Fat Bike in Italia l’ho fatto io. Era di moda, adesso il fenomeno si è sgonfiato. Sono rimasti quelli che avevano capito che Fat è bici da esplorazione in sicurezza.

2- come si diventa professionisti della bicicletta
Tutto nasce quando una donna mi molla. Vado a Roma in solitaria Verderio/Roma/Verderio
Sono tornato a casa con le idee chiare.
Scherzi a parte, è un percorso graduale, bisogna andare in bici, se non ci vai sei un cioccolataio, non ce n’è di storie. Devi usare la bici.

Ho visto la bici con occhi diversi dopo il 2007. Fatto un viaggio con degli sconosciuti in Provenza. La bici è il mezzo migliore per il turismo.
Ho iniziato con la tesi, inutile; poi ho fatto l’insegnante, poi ho aperto ciclofficine: le ho gestite, le ho amministrate, ho fatto il meccanico.

Ora sono alla radice, lavoro con le mani. Se fai il meccanico rimani in balia del mercato. Se sei telaista standard combatti contro i telai cinesi low cost. Io faccio il telaista come voglio io.

Faccio le cose che voglio, scendo a compromessi con il mercato, ma se il mercato è il mio, i compromessi sono minimi.
Il mio problema è darmi dei limiti altrimenti lavoro troppo.
3- raccontaci il tuo lavoro
Il mio lavoro è: un telaio a settimana
Faccio solo telai, non ho tempo di assemblare, non ho magazzino. Pur sapendolo fare preferisco farlo fare ad altri.
Mi fido di alcuni meccanici e mando i clienti da loro.
Il cliente mi contatta, capisco cosa vuole dalla vita, la domanda che faccio è: cosa vuoi fare con la bici.
Gli propongo un modello che ho oppure qualche rivisitazione.
Ci metto dai 3 ai 4 mesi. O ci sono le misure oppure le prendo io, creo il progetto, lo condivido, seleziono i tubi (columbus e deda) mischio a seconda delle esigenza.
Preparo il telaio, lo mando in cataforesi; in questo modo non si corrode. Poi verniciatura.
Poi ricomincio. Devo capire se il cliente è abituato o è un neofita.
Decido se vernice a liquido o a polvere.
La bici torna dalla verniciatura, controllo, ripulisco il telaio. Lo consegno al cliente o al montaggio.
4- oltre a farle le bici pedali? Cosa pedali? Hai un'”impresa” da raccontare?
Io pedalo single speed, muoio subito e non ci penso più. Single speed è fatica ignorante e per uno che ha poco tempo è un ottimo allenamento.
Single speed e cicloturismo.
La mia impresa: da solo Verderio Roma Verderio. 2172 km in cui ho conosciuto tantissime persone, tornato a casa sul vecchio Google heart ho ricreato il percorso a memoria, curva per curva, rotonda per rotonda, esatto, identico, il gps non ce l’avevo.
Ho scritto un diario con tutte le persone e con tutti gli sguardi. E sono tornato consapevole di quello che potevo fare da solo. Io lavoro da solo.
5- La tua bici ideale, le bici le fai immagino tu abbia un’idea precisa
Una bici bellissima che però posso lasciare in giro per Milano senza che me la rubino.
Non esiste, è la bici specifica per fare quello che voglio fare quel giorno.

La mia bici ideale è almeno 20 bici diverse.

Non appartiene a un genere specifico, la pensi, non ti fa dormire di notte e poi quando la realizzi, è uscita ancora più bella di quanto l’avevo sognata. La userai una volta all’anno, giusto quando ti serve, però sai che è lì.
E’ legata a un concetto di esperienza. Sono i sogni che ci metti dentro.
6- un mito da sfatare sulla bici
Non fa venire il tumore alla prostata. La bici non è la soluzione alla guerra nel mondo o banalmente al problema del traffico. E’ parte di una possibile soluzione.
La bici non è come la piscina, non è uno sport completo.
La postura è bruttissima e innaturale. Non risolve i problemi fisici, se ce li hai te li peggiora.

La bici fa pensare, quando pedalo io riordino le idee.

7- dimmi una cosa molto “Gravel”
Non importa a nessuno se monti idraulici o meccanici, l’importante, se sei dietro di me, e che freni.

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