Destinazione Paradiso: come risollevare la domenica con il gravel

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Vorresti partecipare alla Roubaic Pavia Roubaic per fare un bel giro in compagnia di amici ma hai un impegno per il pomeriggio. Sei un fiume in piena, le giornate di 24 ore non ti bastano più. Ti resta la mattina libera, una sola fottutissima mattina.

Pensi: che fai con la sola mattina a disposizione. Ti metti al PC per tracciare 100 chilometri attorno a casa. Non hai l’ispirazione. Ti vengono in mente solo cose già fatte. Al diavolo tutto! Spegni il PC. Punti la sveglia alle 4 e vai a dormire.

Nel letto ti giri di qua e di là. Non sei abituato ad andare a dormire presto. Sei anche un po’ nervoso. Hai voglia di un giro da vaffanculo mondo, la mattina non ti basta. Mentre ti rigiri nel letto ti vengono in mente le foto di una terrazza panoramica in Valsassina ma non sai esattamente dove si trovi. Ti rilassi un po’ e ti addormenti.

La sveglia, puntuale, alle 4 suona. Ti svegli e ti alzi subito con il fuoco dentro. Ti prepari la colazione con una mano sola perché l’altra è occupata a cercare su google tutte le terrazze panoramiche della Valsassina.

Non fai passare nemmeno l’ora canonica, alle 4,30 sei già fuori. Sei senza traccia, solo con una mappa e una vaga idea di dove andare.

Punti Lecco a velocità supersonica e poi la Valsassina in salita. Il fuoco dentro non si spegne. Sali a velocità impossibile per le tue capacità, tra i 15 e i 20 quasi sempre in piedi sui pedali. La Breccia gommata slick in salita è un fulmine.

Arrivi a Ballabio che è ancora tutto in ombra, il sole è ancora dietro le montagne. Paghi lo sforzo fatto in salita e ti prende una cotta. Hai freddo e fame. In giro non c’è nessuno. I bar sono ancora chiusi. Ti siedi su un muretto ingurgitando tutto quello che ti sei portato da mangiare e attendi che il fisico riprenda le sue funzioni vitali.

Attendi un’ora. Iniziano a vedersi le prime persone e le campane iniziano a suonare. Ti guardano, ti squadrano, girano alla larga. Sono solo uno in bici vestito di giallo e rosso di mattina presto che sta cercando di prendere fiato. Che c’avete da guardare? Da pensare male? Se ti dico buongiorno almeno rispondi, cazzo!

Prendi la bici e te ne vai. Quel posto, a quell’ora proprio non ti piace. Sei stato bene solo fino a che sei stato da solo.

Attacchi la salita dei piani dei Resinelli. Ancora a fuoco. Oggi proprio non ce la fai.

Il fuoco dentro non si spegne.

Pedali dandoti del demente. Non puoi salire così forte. Avere un orario di rientro ti disturba. Vorresti stare via un mese. Quasi in cima iniziano i primi scorci panoramici. Non ci badi più di tanto e non ti fermi. Non è da te. Pensi solo a spingere su quei fottuti pedali sudando e ansimando.

Arrivi praticamente in cima. Vedi dei tavolini all’aperto dentro una via stretta. Torni indietro 10 metri e ci entri. Il bar è aperto. Appoggi la bici, ordini un cappuccio e 2 croissant. Ti siedi fuori.

La radio passa i Pet Shop Boys e la tua mente inizia a inondarsi di ricordi. Vintage puro. Il luogo, il bar, la musica, un po’ anche la Breccia e sicuramente anche te.

Guardi l’ora. Sono solo le 8 e sei già qui. L’orario di rientro cominci a vederlo più distante, non vicino come prima. Il fuoco si sta spegnendo. Torni in te piano piano. Ti sta tornando la voglia di godertela senza spaccare i pedali. Ti rilassi, senti che scende anche la frequenza cardiaca. Prendi il telefono e torni a cercare la terrazza panoramica su cui vuoi andare. Non trovi nulla, non c’è segnale internet. Chiedi alla ragazza del bar che ti dà indicazioni precise e ti consiglia anche il sentiero più panoramico.

Ok ora sono io. Risalgo in bici e vado cercando di ricordare le indicazioni. Vado piano, mi guardo intorno, scruto ogni cosa, ascolto suoni e odoro profumi. Ho voglia dello spettacolo della natura, del bosco, della vista dall’alto, del sentiero, della mia bici. Si, sono tornato io. Io sono così, non mi accetto in altro modo.

Imbocco il sentiero consigliato. Sassi e salita. Faccio molta fatica e ho le gambe massacrate dalle salite precedenti fatte a ritmo troppo elevato. Non ci bado e avanzo, il bosco è bellissimo. Arrivo al bivio indicato dalla ragazza del bar e prendo a sinistra come da lei consigliato. Il sentiero si stringe fino a diventare non più ciclabile. Ok, bici in spalla e via. Sono proprio tornato io. Avanzo a piedi con la Breccia sulle spalle. Cammino parecchio fino a che dopo un tornante di pietre mi si apre il mondo davanti.

Una balaustra di legno mi separa dall’infinito. Poso la bici e inizio a respirare a pieni polmoni.

Vedo tutto.

Le grigne, il lago di Como sotto. L’Adda, il lago di Garlate, quello di Annone, il Segrino e Montorfano. Vedo il Cornizzolo e, sporgendomi, anche il San Primo. Tutti posti dove sono stato in bici. A sinistra vedo tutta la Brianza. Là c’è anche casa mia. È uno spettacolo! Torno a camminare spingendo la bici. Lo spettacolo non cambia, cambia solo la visuale. Cammino più di un quarto d’ora davanti al mondo fino ad arrivare alla terrazza che cercavo. Posto splendido. Una delle più belle viste aeree che ricordi.

Mi fermo sulla terrazza più di mezz’ora. Riprendo la bici, la rimetto in spalla, percorro a ritroso un pezzo di sentiero e decido di raggiungere la cima del monte Coltignone poco più in su. Anche in questo caso il sentiero non è ciclabile ma il panorama è stupendo.

È ancora mattina abbastanza presto. Sui sentieri non c’è nessuno.

Siamo soli, io e l’infinito.

Decido di scendere quasi subito dal monte riservandomi il tempo necessario per rientrare a casa attraverso l’argine dell’Adda con sosta al solito bar dove servono una Weiss stupenda.

Sono arrivato a casa puntualissimo e soddisfatto. Durante questo mese mi riserverò una settimana intera da passare in bici. La giornata di oggi mi ha confermato che ne ho bisogno.

Fabio Galli

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