Di Patrizia ‘Arwen’ Targhetti
Da tempo sentivo parlare di questo nuovo “evento gravel”, per l’esattezza dalla Tratturi, l’ultima reunion del 2017.
Il grande Max Bigandrews mi aveva intimato “non puoi mancare!! Sarà un giro stupendo!!” ed in effetti lo è stato.
Quindi è colpa sua!! È sempre colpa sua!
Già nei giorni precedenti ero carica emotivamente, avevo proprio voglia di un giro in compagnia, anche se sono una ciclista solitaria ogni tanto mi fa piacere pedalare in gruppo, soprattutto a queste riunioni clandestine dove so di incontrare persone che affrontano il giro con il mio stesso spirito.
Mercoledì durante un giro in Oltrepo riesco a coinvolgere l’amico Giuseppe, sempre presente con me a queste pedalate. Inizialmente non era molto propenso, temendo di essere poco in forma per affrontare 110 km, ma in fondo è tutta pianura e piano piano li faremo.
Domenica mattina quindi sveglia presto, Giuseppe passa a prendermi, carichiamo le bici e partiamo in direzione Pogliano Milanese, un paesino in qualche posto non ben precisato a nord-ovest di Milano.
Un’oretta di macchina e ci siamo.
Scarichiamo le bici e iniziamo a prepararci, non fa particolarmente freddo per i miei standard, nel frattempo arrivano altri partecipanti, saluti, quattro chiacchiere e si va alla ricerca del punto di ritrovo, il Paddy Cullens. In una viuzza del centro ci aspetta un pub in stile irlandese con una fila di spine sul bancone che per un attimo mi tolgono la voglia di uscire a pedalare, ma è prestino per una birra dai.
Davanti al pub aumenta il numero delle bici, appoggiate un po’ ovunque, di ogni forma e colore e dei ciclisti dal look più variegato: dalla cx tiratissima alla fat bike, dal tipo vestito Rapha a quello più easy… ma tutti con la voglia di divertirsi
L’attesa della partenza passa veloce salutando e chiacchierando, poi pochi minuti prima delle nove l’organizzatore Franco Limido richiama la nostra attenzione suonandoci un pezzo con l’armonica e ci chiama a raccolta per le ultime raccomandazioni.
Si parte tutti insieme, un serpentone si incammina per le vie del paese, pochi chilometri e imbocchiamo il Canale Villoresi, un lungo canale che conosco bene che collega il Ticino all’Adda, l’ho percorso diverse volte in entrambi i senti, dalla diga di Panperduto fino a Cassano.
Sarà anche merito del cielo limpido e delle temperature invernali, ma mi accorgo subito che l’acqua ha dei colori stupendi e guardarsi attorno è un piacere.
Il serpentone comincia a sgranarsi, la selezione naturale sta facendo il suo corso.
Mi ritrovo a pedalare e chiacchierare allegramente di cani e di bici con il comandante in capo dei Cacciavitony Filippo e ogni tanto perdo di vista Giuseppe, ma so che poi ci si aspetta e ci si ritrova sempre (anche perché devo tornare con lui).
Insomma… si pedala e si chiacchiera, si chiacchiera e si pedala e intanto piano piano maciniamo chilometri.
L’atmosfera è rilassata, salvo un gruppo di fenomeni che un po’ mi disturbano, vorrebbero andare forte, ci sorpassano come fossero ad una gf ma poi li ritroviamo diverse volte ancora dietro perché nella foga di andare sbagliano strada. Mi innervosiscono e non faccio nulla per dissimulare.
Lasciamo il Villoresi e scendiamo lungo il Ticino, e mentre seguiamo il corso del fiume nella mia testa un solo pensiero fisso “il ponte tibetano, il ponte tibetano, il ponte tibetano”, lo ripeto come un mantra. Il sentiero che stiamo seguendo porta infatti al ponte tibetano di Turbigo, un ponte sospeso sul Ticino che avevamo attraversato questa primavera seguendo il percorso H2O200, e invece niente. Ci passiamo molto vicino ma la nostra traccia ci porta verso sud, attraversiamo il Ticino a Turbigo (ma non sul ponte tibetano purtroppo) e proseguiamo la nostra pedalata seguendo questa volta il corso del Naviglio Langosco.
Ad un certo punto mi trovo davanti un ciclista dalla sagoma conosciuta… lo scruto attentamente… magro e agile, cannondale slate e pedali flat… può essere solo Fabio Galli! Ci si trova finalmente!!
Lo informo subito del mio piano!! Arrivare a Vigevano per l’orario dell’aperitivo e fare sosta in piazza Ducale. La mia proposta viene accettata di buon grado.
Il trio “il lungo, la corta e il pacioccone” si è arricchito di due nuovi elementi, siamo un piccolo branco stranamente assortito.
A Torre Mandelli lasciamo il Naviglio Langosco e seguiamo il Naviglio Sforzesco, anche in questo giro l’acqua è una piacevole costante, anche se ammetto che a me i passaggi molto stretti a ridosso dei canali inquietano un po’.
Dopo un attraversamento stradale una piacevole sorpresa, ci aspetta un ristoro.
Tra una battuta ed un saluto appare una bottiglia di grappa, e al mio “mai rifiutare un superalcolico” i ragazzi della Popolare mi prendono in parola e mi riempiono un bicchierino. Alla salute!
Ristorati (e un paio di noi anche riscaldati) ripartiamo ringraziando ma poco dopo siamo di nuovo fermi, la “nostra” strada è invasa da un gregge di pecore e agnelli, uno spettacolo insolito e divertente che ci fa “perdere” qualche minuto ma guadagnare in sorrisi. La strada continua con l’obiettivo Vigevano-aperitivo ma siamo in ritardo sull’ipotetica tabella di marcia e arriviamo in Piazza Ducale alle 12:30, ormai l’orario dell’aperitivo è praticamente andato ma comunque la sosta è d’obbligo. Scannerizzo la piazza alla ricerca di un tavolino al sole e intravedo facce conosciute. Vedo Max che sta addentando un panino che è più grande di lui (e non è facile). Saluti, baci e foto di rito in piazza tutti insieme. Peccato che a questo giro non abbiamo pedalato insieme, ma ci saranno altre occasioni.
Ci accomodiamo ad un tavolino per una birra e sgranocchiamo qualcosa all’ombra della torre del Bramante, la vista della piazza è uno spettacolo che appaga gli occhi.
Dopo esserci sfamati purtroppo dobbiamo andarcene, ci aspettano ancora almeno quaranta chilometri, ma il sole è tiepido, quasi primaverile, ed è un peccato alzarci.
Usciamo velocemente da Vigevano, sulla statale Fabio prende il comando del gruppo e comincia a tirare, io e Filippo a ruota, è una bella sensazione stare riparati a ruota di qualcuno, di solito mi prendo tutta l’aria, ma ben presto mi accorgo che i due Giuseppe non riescono a tenere il passo, quindi rallentiamo. Per fortuna il tratto di statale da percorrere non è molto lungo, ci sono parecchie auto pur essendo domenica.
Lasciamo la statale e ricompattiamo il branco prima di inoltrarci in stradine secondarie che ci portano allo scolmatore. Un canale lungo, dritto, interminabile… e con vento contro!
In questi interminabili chilometri controvento i meno allenati di noi soffrono maggiormente.
Io mi volto in continuazione ad aspettare chi è rimasto indietro o comunque a sincerarmi che il distacco non sia mai troppo.
Ogni tanto però mi eclisso mentalmente e pedalo sperando che quel vento finisca presto, ma la nostra strada non prevede cambi di direzione, siamo destinati a tenerci il vento contro fino all’arrivo, ma un giro di pedale dopo l’altro ci lasciamo alle spalle sempre più strada.
Gli ultimi chilometri che dallo scolmatore ci riportano in paese sono un po’ ingarbugliati e non perdere la traccia è indispensabile, non ho la più pallida idea di dove siamo!
Santo Garmin non mi abbandona e troviamo abbastanza facilmente il pub che ci ha ospitato alla partenza.
Beeep… corsa salvata … 110 km (il tempo impiegato è ininfluente)… Gravelness canal paddy finita. Che il terzo tempo abbia inizio! E che terzo tempo ci aspetta in un Irish pub!!