Se sentite qualcuno che, parlando di pedali, senza sapere nulla di voi, vi dice: “DEVI usare gli agganci”, costui non è un buon consigliere. Consigliategli una buona lettura: https://90rpm.blogspot.it/2015/10/pedalare-flat-e-pedalare-clipless.html
Quello dei pedali è uno dei dogmi peggiori che la storia del ciclismo ci tramanda. Io non amo i dogmi, sono sempre tentato di sperimentare su me stesso soluzioni alternative per provare a sfatarli.
In bici, faccio solo quello che va bene per me. Il mio mestiere mi porta ad avere la possibilità di provare tanti componenti. Provo e scelgo solo ciò che ritengo più adatto alle mie caratteristiche e ai miei desiderata. Per questo, sulle mie bici, di tipologia diversa, anche stradali, gli agganci non li voglio vedere nemmeno disegnati.
Non ditemi che i professionisti usano tutti gli agganci in tutte le discipline. Voi siete diversi, loro vanno a 50 e voi a 20, loro scalano il Mortirolo con il 39/25, voi con 34/36 e a metà, vi fermate a rifiatare.
La questione è simile a quella delle bici da corsa “aero” che cominciano ad avere efficacia tangibile oltre i 40 Km/h. Ai professionisti servono, a voi, che a 40 Km/h non ci andate nemmeno in discesa dallo Stelvio, non servono a nulla se non a stare più scomodi.
Premessa forte per iniziare a parlare di pedali, ma la penso proprio così. Non è vero che è necessario usare gli agganci. Si, non è per nulla vero, fatevene una ragione.
Con questo non voglio dire che non si debbano usare, dico solo che non è obbligatorio.
Quanto affermato in premessa vale per tutte le tipologie di bici, anche le stradali. Qui, proverò ad affrontare la questione in ambito gravel.
Il “gravellista” tipo, è un soggetto strano, difficilmente identificabile, catalogabile e classificabile. Lo stradista andrà solo su asfalto a velocità elevata, magari in gruppo ed affronterà salite asfaltate. Il “biker” andrà, tendenzialmente, solo in fuori-strada, magari in territori collinari o montani con repentini cambi di pendenza, oppure, l’endurista e il downhiller, si butteranno giù da discese infinite tutte scassate.
Il “gravellista”, non si sa bene cosa farà. Potrà fare 50 km tutti in asfalto o 300 km in fuoristrada montano.
La componentistica della sua bici è difficilmente consigliabile in maniera assoluta. Ancora più difficile è consigliare la tipologia di pedale.
Esistono diverse tipologie di pedali, tutte compatibili con la bicicletta gravel:
- Tipo Look: aggancio tipico della bicicletta da strada;
- Tipo Spd: aggancio tipico della mountain bike, comprende gli agganci spd, crankbrothers, speedplay, ecc.;
- Flat: nessun tipo di aggancio;
- Doppi: da un lato flat, dall’altro con aggancio tipo spd
Direi di eliminare subito la categoria “look” che è ad appannaggio degli stradisti. Non è adatta al fuoristrada, basta un po’ di terra o fango per mandare in crisi il sistema di aggancio e lo sgancio è abbastanza complicato e lento.
Restano le categorie “flat”, “tipo spd (per semplicità, solo spd)” e doppi. Il pedale spd prevede che il ciclista pedali con la scarpa agganciata al pedale. Le “tacchette (componenti di aggancio solidali alla scarpa)” sono regolabili millimetricamente su numerose posizioni. Il pedale flat è privo di aggancio. I moderni pedali flat, pensati per le mtb, hanno i cosiddetti “pin” che sono dei piccoli spuntoni o viti che fuoriescono dal pedale e che evitano lo scivolamento della scarpa appoggiata al pedale stesso. Il lavoro in simbiosi di un buon pedale flat e di una buona scarpa per pedale flat, assicurano un elevato grip fra i due.
Se abbiamo letto il link indicato a inizio articolo (che riporto anche qui per comodità: https://90rpm.blogspot.it/2015/10/pedalare-flat-e-pedalare-clipless.html), corredato da numerose referenze bibliografiche e studi scientifici, abbiamo già capito che, a livello di prestazione assoluta, pedalare con il pedale flat e spd non porta a differenze sostanziali. Già questa, è una rivoluzione rispetto al passato. Possiamo addirittura scegliere il pedale che più ci piace senza inficiare la prestazione. Cosa indicibile fino a qualche anno fa. Oggi si può dire senza venire arrestati e reclusi ad Alcatraz.
Quindi, scegliamo il pedale che più ci piace ma con delle accortezze. Alcuni ciclisti hanno problemi articolari alle gambe. E’ il classico esempio del ciclista, magari un po’ sovrappeso, che arriva alla bici dopo anni di running. Ci arriva con le articolazioni estremamente logore, tant’è che il medico gli consiglia la bici al posto del running. In tutti questi casi è obbligatorio pedalare agganciati. Ci sono solo poche posizioni in sella che non vanno a logorare ulteriormente le articolazioni e quelle vanno tenute per tutto il tempo in cui si pedala. L’aggancio e, di conseguenza, l’impossibilità di assumere posizioni diverse, è pressoché obbligatorio. Attenzione però! Il posizionamento delle tacchette dovrebbe essere operato da un biomeccanico esperto. Il “fai da te”, in questo caso è da evitarsi. In generale, quando si parla di posizionamento tacchette, il “fai da te” è da evitarsi sempre. Un posizionamento sbagliato delle tacchette che costringe le articolazioni a muoversi in maniera innaturale, potrebbe provocare traumi anche a chi ancora non li ha. Piuttosto che un errato posizionamento delle tacchette, meglio, in assoluto, il pedale flat. Con il pedale flat, nella maggior parte dei casi, il ciclista sano, senza traumi, riesce ad adeguare la sua posizione ed è veramente difficile che assuma una posizione innaturale. Anche la corretta altezza e avanzamento della sella aiutano in questo senso.
A parte queste situazioni particolari, come per tante altre cose, la scelta del pedale giusto è molto personale. Provo qui a dare qualche suggerimento basato sul tipo di utilizzo che si fa della bicicletta gravel senza voler creare ulteriori dogmi o prescrizioni, semplicemente ragionando circa gli ambiti di utilizzo.
La differenza sostanziale fra il pedale flat e spd è quella che l’aggancio tipico del pedale spd consente, oltre che di spingere il pedale verso il basso, anche di tirarlo verso l’alto.
Abbiamo già letto nell’articolo indicato in precedenza che il poter “tirare” non migliora la prestazione assoluta e non riduce la fatica. Quando serve poter tirare il pedale verso l’alto? Sicuramente durante una volata in bici da corsa, ma a noi con la gravel, di questo, non ci importa nulla. A noi serve probabilmente quando affrontiamo percorsi tecnici, con sassi, radici, e pendenze improvvise molto accentuate. Il poter “tirare” oltre che spingere può agevolare lo scavalcamento di un ostacolo o l’affrontare una salita improvvisa, magari, senza essere riusciti ad inserire il rapporto corretto precedentemente. Chi affronta prevalentemente percorsi di questo tipo, probabilmente, si troverà meglio con l’aggancio. Attenzione però alla parte psicologica. Spesso succede che, psicologicamente, il fatto di essere agganciati alla bici e di poter sganciare il piede con difficoltà ci impedisce di affrontare tratti particolarmente tecnici. Il sintomo è quello di fermarsi alla semplice vista di un tratto con qualche roccia o radice e percorrerlo con la bici a spinta. In questi casi, spesso, il passaggio al pedale flat, rimuove totalmente i blocchi psicologici e, seppur non sia il pedale più indicato per il tipo di percorso che si sta percorrendo, risulta essere quello più adatto consentendoci di affrontare tratti che mai avremmo pensato di poter affrontare in sella alla bici.
Il pedale flat è il pedale più comodo in assoluto. Il fatto di non essere agganciati alla bici, rende liberi. Liberi di cambiare posizione sul pedale e sulla sella, di cambiare posizione ad una gamba sola per “sgranchirla”, di pedalare in posizione diversa a seconda dello stato fisico (fresco o stanco) e del percorso (salita, discesa, pianura).
A chi consiglio il pedale flat? Ai grandi pedalatori, a quelli instancabili che partono presto la mattina e tornano tardi la sera dopo aver affrontato percorsi di tutti i tipi.
Io rientro in questa categoria. Analizzando la mia esperienza personale, posso dire che durante tante ore in sella, la sola possibilità di pedalare in maniera diversa, più avanti o indietro sulla sella e, di conseguenza, poter regolare l’angolo di pedalata corretto sul pedale perché privo di aggancio, mi aiuta parecchio. Ci si può muovere, si affronta la salita in posizione diversa, meno affaticante, si pedala in pianura in posizione centrata e ci si muove un po’ quando si è stanchi assumendo, magari, una posizione meno redditizia ma più comoda in quel momento. Si sente meno la fatica, delle gambe, della schiena e del sedere sulla sella.
Un breve cenno è da farsi anche a proposito dei pedali doppi, cioè quelli caratterizzati da un lato flat e dall’altro con aggancio. Non sono solito consigliarli, personalmente li trovo abbastanza scomodi. Quando si ha la scarpa con aggancio e si prende il pedale si trova sempre il lato flat, quando si ha la scarpa per flat, si trova sempre l’aggancio. Questo costringe a qualche “manovra” aggiuntiva per attaccare il pedale dal lato giusto. E’ sbagliato pensare che con un’unica scarpa si possa usare il pedale da entrambi i lati, se si ha una scarpa con aggancio, la parte flat è scivolosissima e se si ha una scarpa senza aggancio, la parte con l’aggancio è altrettanto scivolosa. Esistono alcune tipologie di scarpe con la tacchetta posizionata all’interno nella suola che si adattano ad entrambi i lati del pedale ma risultano abbastanza scomode e difficoltose da agganciare nella parte spd. Non consiglio questi pedali, ma, d’altro canto, ho sentito alcune persone trovarsi molto bene.
Anche qui, entriamo nella sfera del “personale” e una prova è sempre consigliabile.
pregevole tesi ottimi suggerimenti buoni consigli testo in alcuni punti molto tecnico . bravo . dissento , nel senso che irentro in quella categoria che e’ stata sintetizzata con la frase : ” …Con questo non voglio dire che non si debbano usare, dico solo che non è obbligatorio…” . La mia personalissima opinione e’ che non mi va di spingere il pedale per qualche ora con il solo muscolo quadricipite , di conseguenza ho sulle mie 3 ( tra poco 4 ) biciclette tutti i tipi di pedali tranne il Flat ( per il motivo del quadricipite di cui sopra ) . ho il PDA 600 spd di shiamano , ho il 105 spd-sl di shimano e ho il xt 780 doppia faccia trekking ( da un lato spd e dall’altro flat ). non rinuncio a utilizzare i muscoli opposti al quadricipite durante le pedalate. sono una ciofeca , mi fermo , mi riposo , faccio foto , prendo fiato , mangio e riparto . ma non rinuncio assolutamente all’ultilizzo saltuariamente di tutti i muscoli della gamba opponibili al quadricipite . nei tratti tecnici boschivi l’spd e’ imbattibile , senza guardare ci sbatto su la scarpa e di riffa o di raffa l’aggancio e’ sempre eseguito , se non va pazienza faccio finta di niente e pedalo con la scarpa sganciata , tanto poi l’spd si aggancia . posso dire che eliminerei gli agganci da strada spd-sl perche’ sono troppo specifici e fanno cacare a camminarci su con quei tacchetti . per concludere , l’aspetto tecnico che coinvolge tutti i muscoli della gamba , compreso i glutei , che solo con la pedalata ” rotonda ” ( agganci al pedale ) si puo’ avere , a differenza della pedalata ” a stantuffo ” ( usando solo il quadricipite ) , forse , sarebbero comunque da evidenziare almeno nel contesto dell’impegno anche atletico che comporta quel tipo di pedalata mentre la pedalata a stantuffo va benissimo per chi probabilmente tante ore o tanti km in sella non ci sta. spenderei anche altre due parole per la roteazione del piede lungo la circonferenza della pedivella , ma e’ gia’ un’altro discorso. scusa per l’aver espresso il mio parere che non vuole assolutamente essere ostile e di contrasto al tuo . grazie ciao lui italiano
Ciao Luigi, se sei abituato ad usare tutti i muscoli e quindi anche a tirare il pedale fai bene ad usare gli agganci. Gli studi scientifici che ho linkato nell’articolo, dimostrano che questo non porta ad una performance migliore, ma, a parità di prestazione, sicuramente, tu ti trovi più comodo con l’aggancio. Con il flat, perderesti la caratteristica di rotondità della tua pedalata e quindi fai bene a continuare ad usare gli agganci
Ciao Luigi Italiano,
sono l’autore dell’articolo di 90RPM e ringrazio Fabio Gall per aver citato il mio scritto e averlo preso come spunto.
Intervengo rispondendo a Luigi perché ha riportato un classico errore commesso da molti ciclisti: quello della spinta di quadricipite.
Non entrerò nei particolari tecnici perché sono ampiamente riportati nel mio articolo, ma deve essere chiara una cosa: con i pedali flat viene messa in moto TUTTA la muscolatura della gamba e non solo il quadricipite.
A livello di laboratorio è stato anche confermato dall’elettromiografia, ma i riferimenti a questo sono tutti nell’articolo.
Questo paradosso del quadricipite è possibile sfatarlo anche analizzando il lavoro muscolare compiuto anche negli esercizi di squat e stacchi da terra con i pesi: ci può essere un’enfasi in alcune porzioni muscolari, ma è dimostrato che in realtà lavora l’intera gamba, anteriormente e posteriormente.
Inoltre la ricerca scientifica ha dimostrato che il gesto del “tirare” viene automaticamente abbandonato dopo una ceta soglia di tempo attraverso la conservazione energetica e l’efficienza biomeccanica messa in atto dal sistema neurovegetativo.
Spiegazione e riferimenti sono presenti nell’articolo.
Ciao e buone pedalate!
Veeg90RPM
Ciao, io sono uno di quei biker con blocco psicologico rispetto all’aggancio, anche se, a dire la verità, il blocco è proprio fisico: io con gli agganci cado, tanto, quasi sempre in salita e da fermo, proprio perchè non riesco a sganciare (spd o crank). Quindi quasi sempre pedalo flat.
Ho parzialmente trovato la soluzione con i pedali CrankBrothers Mallet e scarpe 510 Kestrel Lace, ovvero pedali con aggancio incastonato in un pedale flat e scarpe clipless ma con suola flat. Quando mi sento insicuro sgancio e uso il pedale come fosse flat. Unico neo: in quel frangente la posizione del pedale non è perfetta, il piede è un po’ più avanti rispetto alla posizione ideale.
Riguardo invece alla fatica con i flat e i clipless, nonostante io sia un pedalatore flat, le mie sensazioni mi dicono che con gli agganci, a fine giornata, sono molto (molto) meno stanco
anch’io, anni fa, sono passato ai flat per blocchi psicologici con la MTB. Andavo a fare discese tecniche e mi fermavo ad ogni ostacolo. Ho messo i flat e, da un giorno all’altro, ho iniziato a non fermarmi più. Poi, col tempo ho iniziato ad usare i flat anche con le bici da strada e, anche in questo caso, mi sono trovato decisamente meglio. A me succede il contrario, mi stanco molto meno a pedalare con il flat proprio per tutti i motivi che ho elencato nell’articolo.