Una settimana.
Da tempo non potevo permettermi una settimana libera a giugno, ma oggi l’attività ha raggiunto un buon grado di maturità, posso permettermi di staccarmi per una settimana a giugno.
Ho la mia nuova bici, la Breccia. Con più di 3000 chilometri già fatti, ma per i miei standard è nuova, fatta e montata come volevo io. Tutto è su misura, destinato a soddisfare tutte le mie esigenze, fisiche e anche le turbe psichiche che ogni ciclista ha. Ho montato la tripla (Sì,la tripla)! Ho anche un porta-luci in acciaio sul tubo di sterzo, vado senza fondello con pedali flat. L’andare controcorrente soddisfacendo al meglio un bisogno e trovando la soluzione giusta per me, mi gratifica.
Voglio viaggiare nel mio paese. Il mio viaggio attraverserà mezza Italia. Andrò dalla Brianza a Roma in bicicletta. In 6 giorni più uno di treno per il rientro.
Voglio passare dai posti più belli della Toscana, dell’Umbria e del Lazio. Godere della terra che tanto m’infastidisce politicamente ed economicamente quanto amo per tutto il resto. Per il suo territorio, per la sua cultura e, perché no, anche per la sua pizza. Voglio andarci in bicicletta. L’ho sempre attraversata con altri mezzi ma non è la stessa cosa. Voglio godere di ogni millimetro quadrato di terra.
Voglio andarci con la mia bici, leggera, comoda, veloce, indistruttibile, definitiva. Voglio pedalare. Pedalare tanto. Tutto il giorno tutti i giorni. Voglio guardarmi attorno. Niente testa bassa e pedalare. Fatica si, ma a testa alta, fino a guardare il sole caldo e accecante di giugno.
Parto organizzato. Niente tenda, materassi, fornelli e ammenicoli vari. Queste cose sono per i cicloviaggiatori veri o per chi si ritiene tale.
Voglio viaggiare leggero, il più leggero possibile. Non riuscirei a godere della mia bici e del pedalare tanti chilometri e tanta salita con un carico eccessivo.
Voglio fare le strade bianche di Siena, voglio pedalare in salita e in strade secondarie e sterrate. Voglio guidare la mia bici, voglio che sia maneggevole e leggera. Un elefante di 30kg.
Sarebbe solo d’impiccio, inguidabile, un baule a pedali. Voglio prenotare le camere dove dormire in anticipo. Quando pedalo voglio degli obiettivi, una meta e non voglio pensare a nulla se non a godermi il viaggio fino a tale meta anche se è solo una tappa intermedia. Voglio prepararmi tutte le tracce da seguire in anticipo per avere un percorso sicuramente bello da seguire e da poter anche cambiare durante il viaggio se trovo qualcosa di più bello.
L’”anticristo” per il vero cicloviaggiatore che viaggia carico, in autosufficienza e senza meta. Bene, io sono diverso. Viaggio con i pedali flat, la tripla, senza fondello e il telefono al posto del garmin. Viaggio senza antipioggia, troppo ingombrante. Se piove mi bagno e vado più forte per scaldarmi. Se piove troppo mi fermo a bere una birra e chissenefrega.
Tutto fa parte del mio gioco, “Hai voluto la bicicletta, ora pedala”. Ho preso pioggia e anche una tromba d’aria e sono ancora vivo anche se non avevo l’abbigliamento anti-tromba. Non posso definirmi un cicloviaggiatore, non so bene nemmeno io cosa sia, ma mi piaccio così.
Il giorno della partenza è già tutto organizzato. Ho anche già con me i biglietti del treno per il ritorno da Roma.
Parto. La prima tappa è la più lunga. Inizia alle 6 del mattino. 220 chilometri per arrivare subito il più lontano possibile da casa e dai posti conosciuti. La meta è Pontremoli in Toscana. Il viaggio è piuttosto noioso nella prima parte intrisa di pianura infinita e del nulla intorno a me. Paesaggio tipico della pianura padana. Caldo, afa, zanzare, vento, nulla del nulla se non campi di grano immensi di cui non si percepisce né l’inizio né la fine. La noia caratterizza la prima parte di viaggio fino a Fornovo. Da Fornovo iniziano le colline e il passo della Cisa. Il paesaggio e il clima cambiano radicalmente, di colpo.
Dal noioso allo splendido semplicemente attraversando il ponte sul Taro. Il mio viaggio inizia qui. Da qui finisce la noia. A Fornovo bevo la prima birra del viaggio. Non mangio quasi nulla. Le zanzare e insetti vari mangiati in 180 chilometri di pianura padana mi garantiscono proteine sufficienti. Riposo dopo la fatica della pianura, più psicologica che fisica. La noia mi stanca più della salita.
Quando riparto, attacco subito il passo. Il paesaggio è gradevole. Il fiume Taro fa da segnavia. La salita non è proprio facile anche perché ho già 180 chilometri nelle gambe ma non faccio troppa fatica. Salgo del mio passo e mi guardo intorno. Più salgo, più il paesaggio è splendido. Si vedono le colline, le montagne e i paesi in basso.
Arrivo al passo alle 6 di sera dopo 12 ore di viaggio. Fino a Pontremoli è tutta discesa e quindi me la prendo con comodo davanti a una birra, il mio premio per essere arrivato fino li, dove passerò la serata e la notte. Pontremoli è una cittadina incantevole della Lunigiana immersa nel verde dei monti circostanti. Sebbene sia martedì sera, il centro è frequentato da tanta gente.
La Signora gentilissima che mi ha dato la ospitalità in una camera della sua bella casa in centro, ha un terrazzo bellissimo con vista sul paese. Mi fa trovare sul terrazzo 2 birre e un po’ di dolci fatti in casa e lì passo parte della nottata. Non ho sonno, ho il fuoco dentro. Ho appena assaggiato quello che sarà il mio viaggio e continuo a pensarci e a pensare a cosa farò domani e poi dopodomani seduto su una poltrona di un terrazzo magnifico.
Questi comportamenti gentili delle persone che mi hanno ospitato, sarà una costante del mio viaggio.
Bastava raccontare cosa stessi facendo per ottenere gentilezza, disponibilità e simpatia. Il viaggio in bici incute curiosità, tanti apprezzamenti e rispetto da parte degli altri. Diventi subito un ospite gradito, che non disturba. L’ospitalità è un grande pregio del nostro paese fatto di tante persone oneste che si fanno in quattro per mettere a proprio agio un viaggiatore strano che arriva stanco morto, che sembra uno zombie e racconta di ciò che ha visto e che farà in seguito.
Che arriva affamato di cibo e di voglia di vedere cosa gli sta intorno. Che prende la camera ed esce subito, ancora in bici, per andare a mangiare e vedere il luogo in cui si trova. Questa è stata una parte del mio viaggio che non dimenticherò.
La seconda tappa prevede che io arrivi a Pisa da Pontremoli attraversando la Lunigiana e la Garfagnana. Dopo la solita abbondante colazione, parto di buona mattina. Raggiungo Aulla sulla statale della Cisa e da qui devio in direzione montagne invece che proseguire verso il mare e La Spezia. Fra innumerevoli salite e discese raggiungo il fiume Serchio ed entro in Garfagnana. Seguirò il corso del Serchio fino a Pisa. La Garfagnana è un posto straordinario. Cosparso di verdi colline e di laghi creati dal fiume, il lago di Gramolazzo e quello di Pontecosi, luoghi da fiaba dove le verdi colline si specchiano nell’acqua.