In viaggio con Breccia, parte 3: da Assisi a Todi

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Imbocco la ciclo-pedonale che sale in città in salita tutta diritta ed entro fra le mura. Ad Assisi ci ero già stato ma arrivarci in bici dopo averla ammirata da sotto è decisamente più bello, ha il sapore della conquista. E’ come scardinare la fortificazione e prendere possesso della città. Assisi è magnifica.

Come al solito inizio a girare fra i viottoli non facendomi mancare la vetta, il punto più alto. Mi fermo poco perché devo riprendere il mio viaggio. Giusto il tempo per un mega-gelato che soddisfa il palato e regala energia per il prosieguo del viaggio. La tappa di oggi è tanto bella quanto lunga e faticosa. Esco da Assisi in alto e, contrariamente a quanto pensassi, non faccio discesa, continuo a rimanere in alto. Imbocco una stradina di collina che poi diventa sterrata che effettua un lungo traverso sulle colline regalandomi delle viste bellissime sulla valle sottostante. Pedalare qui è bellissimo.

Raggiungo Spello dall’alto. Per la prima volta non devo scalare la città sulla collina, entro in città già dal punto più alto. Spello per me è stata una lunga discesa. Paese incantevole come tutto in Umbria e tutta l’Umbria. Uscito da Spello imbocco subito la ciclovia per Spoleto. Passo per il centro di Foligno che non mi ha particolarmente entusiasmato e non mi faccio mancare una breve visita a Trevi che, come tutte le città medievali, è arroccata su una collina e per raggiungerla e attraversarla mi devo sciroppare le solite rampe in salita. Ne è valsa la pena. Trevi è meravigliosa e dall’alto si gode di una vista splendida su tutta la valle.


Riprendo la cicolvia e dopo poco arrivo a Spoleto. Terminata la ciclovia, mi perdo un paio di volte. La traccia non era proprio precisa così decido di seguire le indicazioni stradali che, in poco tempo, mi portano alle mura. Qui consumo subito un abbondante pranzo e parto subito per la visita della Città cercando immediatamente il punto più alto che, come al solito, mi ha costretto a rampe disumane. Non ero mai stato a Spoleto. L’ho trovata bellissima. A Spoleto mi concedo una pausa prolungata.

Fino a qui è stata un’unica tirata e mi aspettano ancora 50 chilometri di cui 15 in salita per raggiungere Todi. Sono abbastanza stanco. Guardo il GPS e mi procuro un’alternativa alla traccia in mio possesso. La statale che mi sembra meno impegnativa del percorso programmato. Chiedo informazioni ai “locals” circa questa possibilità e mi garantiscono che la strada è molto bella e poco trafficata.

Scelgo quindi di percorrere questa via piuttosto che quella programmata con molti tratti di sterrato in montagna. Riparto un po’ più riposato ma la salita inizia subito e non mi lascia tregua. Sono 15 chilometri. Già a Spoleto intuivo che questo tratto l’avrei sofferto, anche da qui la decisione di prendere una via più facile. A metà salita mi fermo.

 

Sono un po’ in crisi. Estraggo dalla borsa le fette di crostata prese dalla colazione di Gubbio e le fagocito in due minuti netti. Riparto e mi sembra di essere un altro. Spingo bene sui pedali e vado a velocità doppia rispetto a prima. Termino la salita in scioltezza e inizio la discesa verso Acquasparta che si trova a 20 chilometri da Todi. Arrivo ad Acquasparta contento, ho capito che anche questa volta ce l’ho fatta. Mi siedo ai tavolini del bar in piazza e bevo la mia meritata birra.

A Todi arrivo presto, sono solo le 19. Non prendo la direzione per il luogo dove ho la camera prenotata ma entro subito in città raggiungendo il punto più alto. Todi è pazzesca. Salite del genere non le ho mai viste in vita mia. Arrivo alla chiesa in alto sudato e ansimante. Ma la vista da qui è splendida e la città pure e quindi, come al solito, non bado alla fatica fatta e mi godo il luogo dove sono. Prendo il GPS e cerco di capire dove si trovi la mia camera. Mi accorgo che si trova 400 metri più in basso (400 metri non di distanza, quella è di due chilometri, ma di dislivello).

Inizio la discesa in città e poi fuori dalle mura in una stradina stretta prima asfaltata e poi sterrata. Arrivo con i freni fumanti. Faccio check-in. Il problema ora è che devo ancora cenare e voglio tornare a Todi. Mi armo di pazienza, tiro 2 lunghi respiri e rifaccio in salita tutta la strada appena fatta in discesa. Mezz’ora in piedi sui pedali col 30/36 inserito e il cuore che quasi mi spacca le costole.

Mentre risalgo penso che domani dovrò fare la medesima cosa a freddo subito dopo la colazione e prima di una tappa di 160 chilometri e 2500 metri di dislivello. Adoro viaggiare in bici ma, talvolta, mi chiedo perché non possa andare anche io a fare le vacanze alle Maldive o in crociera. Arrivato a Todi e iniziato a girare i viottoli fino in cima trovo subito la risposta alla mia domanda. Todi è una città pazzesca.


La più arroccata di tutte, fatta di vie strettissime dove faccio fatica a far passare il manubrio della bici. Ceno sulla via principale e più larga della città e rifaccio tutta la discesa per arrivare alla camera. In camera ho dovuto regolare i freni della bici perché le leve avevano allungato la loro corsa fino a toccare il manubrio.

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