Quando li contatti per intervistarli, trovi sia Fabio che Eugenio al lavoro.
Che chiamarlo “lavoro”, dopo averci parlato, ti fa un po’strano: perché capisci che per loro essere artigiani è quasi parte del carattere. Sai che stanno lavorando a un tipo di bici nuova, che presenteranno all’evento del 5 aprile: ma non sono tesi, non hanno l’ansia di doverla presentare con chissà che effetti speciali. Sono sicuri del loro prodotto, perché, ci spiegano entrambi, è necessario.
Perché hai scelto lui come partner per questo progetto?
SIMONCINI:Ho trovato un’ottima sponda in Fabio per cercare di sponsorizzare l’artigianato nel mondo Gravel partendo da prezzi bassi e cercando di portare una bici sul mercato che fosse per tutti.
GALLI: il suo lavoro è congeniale al tipo di progetto che avrei voluto realizzare.
In Italia le aziende puntano a prodotti top che escono con una fascia di prezzo giustamente più alta rispetto a quella che volevo io, che cercavo una bici di qualità ottima dal costo finale accessibile. Volevo che accontentasse un grande numero di persone, perché tante sono le richieste che ricevo in negozio.

Pregi?
S: Ha una grande disponibilità nel gestirsi e una conoscenza enorme nel campo di tutti i componenti e nel campo del gravel in particolare, cosa che ho in parte anche io ma non così tanto. La cosa molto positiva è che in qualche modo ci completiamo a vicenda in maniera perfetta.
G: Ho trovato in lui un artigiano che ne sa e che avrebbe potuto realizzare un telaio non solo di qualità ma bello, con un costo accessibile.
Difetti?
S: L’accentaccio del Nord, l’unico difetto per ora. Poi vediamo dopo un paio di centinaia di km e di birre come stiamo tutti e due.
G: Come tutti gli artigiani, i tempi (ride): non è un azienda, e non sempre vengono rispettati.
Perché serve la gravel definitiva? Cos’ha di diverso rispetto a quella normale?
S: Di diverso ha il fatto che è diversa sempre. Noi vogliamo fare un prodotto di mercato leggermente standardizzato che proponiamo noi al ciclista con certe particolarità, ma la novità è che può essere modificata a seconda del cliente.
Ce n’è bisogno. Molti prodotti industriali sono di carbonio con soluzioni di grido piuttosto che con caratteristiche buone.
C’è bisogno di un prodotto che rispecchi le vere necessità del gravel: comodità e resistenza. L’acciaio può essere il prodotto migliore e si possono contenere i prezzi per rendere la gravel accessibile.
I prezzi per ora sono altissimi oppure prezzi bassi ma con qualità scadente. Contemporaneamente mentre si tralascia la qualità si tralascia il buon artigianato, italiano e non, che sicuramente è quello dei telai in acciaio.
G: Forse la definirei più una gravel “artigianale, accessibile”.
Io volevo qualcosa per tutti.
Esistono prodotti industriali nella fascia di prezzo che abbiamo scelto, ma sono a mio avviso di qualità inferiore. Infatti il prodotto dell’artigiano, fatto a mano, è su misura; inoltre noi abbiamo scelto l’acciaio, il materiale migliore per la gravel. Spesso quelli industriali con questo prezzo sono fatti in alluminio, poco confortevoli.
Nome bici?
S, G Breccia.
S: Se n’è parlato un po’. Volevamo proporre qualcosa senza sopraffare l’idea dell’ altro. Abbiamo buttato giù alcune idee e poi le abbiamo lasciate riposare. Ci siamo detti “innanzitutto pensiamo a farla”.
G: Poi Lele Rozza ha suggerito questo, e ci è piaciuto. Lo presenteremo a Vedano al Lambro il 5 aprile e credo che sarà il nome definitivo.
Quando hai capito che mai più senza gravel?
S: Ho la passione di fare tanti km con dietro borse e il necessario. Una passione nata piano piano e coltivata negli anni.
Alla fine del 2013 ho dovuto rifarmi la bicicletta e il telaio.
Ho pensato: sperimentiamo i freni a disco su strada. Montandoci su quelli ho costruito un telaio che potesse tenere ruote più larghe. A questo punto perché non provare le ruote da sterrato? Non l’avevo mai fatto. Ma poi mi ci sono trovato bene, e grazie a Marinangeli della 100miglia sono entrato nel mondo delle strade bianche.

G: Appena ho iniziato a usarla. Da bambino facevo gare, poi MTB, montagna… quando sono arrivate le gravel in Italia mi hanno affascinato. Ho iniziato a usarla e ho capito che è la soluzione più divertente, consente di fare molto,non ha nessun limite.
Che influenza ha avuto quello che facevi prima di dedicarmi alla bici nella tua di artigiano?
S:Prima ero laureato e dottorato in Chimica. Quello del ricercatore è un lavoro che porti avanti da solo, e questo mi è servito per impostare il mio lavoro oggi.
Quando ero ricercatore ero un po’ un “artigiano della ricerca”: anche se il grosso del lavoro consiste in progetti di gruppo, tu porti la tua specificità. Se si è troppo simili la ricerca non va avanti, saremmo troppo uniformati e non ci sarebbe progresso.
Sulle bici, sui telai vai a cercare lo stesso: la possibilità di portare avanti il tuo progetto, di condividerlo e cambiarlo, ma ognuno deve portare il suo apporto personale.
C’è un collegamento fortissimo nel modo di lavorare: l’idea di portare avanti un progetto senza essere alienato nella produzione del prodotto.
Poi dato che sono chimico ambientale, come già detto, stiamo lavorando sul discorso di riciclo dei materiali con costo zero sia ambientale che energetico. Stiamo riciclando vecchie camere d’aria per farci borse da bikepacking. Adesso stiamo lavorando su un progetto di riciclo della plastica domestica a bassissime temperature. Si tratta un progetto a lungo termine, ma in questo sto spendendo le mie conoscenze di chimica.
G: Prima ero dirigente in una multinazionale. Mi ha aiutato molto, perché oggi dirigo un’attività commerciale. L’esperienza di management e gestione mi aiuta per capire come muovermi, cosa fare.
Domanda di altro genere: un viaggio che vorresti condividere con Gravel People e consigliare?
S: Sono le girate che mi faccio da quando inizia la primavera. Sono fortunato a vivere in Toscana. Io spesso scelgo le zone intorno a Siena e Volterra: lì anche su strade asfaltate sembra di stare su strade sterrate in mezzo al nulla, perché non passa una automobile. Posti come Radicondoli, Pomarance, Montieri sono tutte zone che consiglio. Non dico un percorso preciso:bisogna prendersi una o due giornate quasi senza meta.

Credits: MarcoBrunetti
La mia meta è stare in giro, e tornare a casa possibilmente a fine giornata.
G: Le langhe. Una volta ho fatto un giro che partiva da casa mia,in Brianza, e arrivava a Finale Ligure. Quella volta ho scoperto quelle zone e mi sono rimaste dentro: tanti sterrati, bellissimo.
In bicicletta, andando lentamente, fermandosi spesso (e avevo anche trovato la giornata giusta, molto limpida) una zona come il Monferrato non può che colpire.
Lupo solitario o branco?
S:in questo momento della mia vita direi solitario. Purtroppo branco se non si hanno le conoscenze giuste – e forse il gravel è un ambiente in cui si possono trovare – è un po’ limitante.
Ma il mondo Gravel è la via giusta per crearsi nuove amicizie, conoscenze e compagni di viaggio, e la community Gravelpeople aiuta molto in questo.
G: Solitario, assolutamente. Il branco non mi spiace: partecipo a diversi eventi e mi diverto molto, ma quando devo fare il giro che decido io vado da solo. Mi piace non dipendere da altri, stare coi miei pensieri.
In gruppo è un compromesso: è bello stare insieme agli altri, ma non deve essere sempre così per me. I giri più belli li ho fatti da solo, perché questo rispondeva alla mia esigenza di libertà.
Ilaria Arghenini
Francesca Limardo