Quando la passione per la bici diventa un mestiere: il meccanico della Gravel

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Fabio Galli: un passato da manager e ti metti a fare il meccanico!
Vengo dall’informatica, avevo un posto “fisso” in una multinazionale. Negli anni l’economia moderna ha portato il sistema di lavoro lontano dalle mie aspirazioni. Decido di mollare tutto e con un amico entriamo a piedi uniti nel mondo delle bici.
In un anno di ricerca e sviluppo mettiamo in piedi un progetto convincente ed eccoci qui.

Ma tu cosa fai?
Mi occupo della gestione dell’officina e il mio socio della vendita del nostro negozio che vende bici a Vedano al Lambro, davanti al parco di Monza: Novo Bike. La vendita si inserisce in un servizio globale.
Siamo appassionati, siamo sempre aggiornati. Le bici sono degli orologi. E’ meccanica di precisione, si lavora con l’elettronica. Frequentiamo corsi di aggiornamento costantemente. Il servizio di post vendita è impeccabile.

Tu che bici pedali?
Pedalo molte bici.
Arrivo dalla bici da corsa, quando ero bambino facevo gare.
Oggi ho 3 bici d’epoca, una ’80, due degli anni ’90 (in alluminio e acciaio) un Gravel e una MTB full.

Amo le mie bici d’epoca: una Terruzzi con cui correvo da bambino. Ho ritrovato un telaio identico e l’ho ricostruita pezzo dopo pezzo, la mia bici di quando avevo 15 anni.

Poi la De Rosa (la scartatombini) alluminio rigidissimo, ogni tombino un ernia. Una bici di alta gamma che non ho mai venduto. E poi la gravel: una cannondale slate. Da che ho scoperto la gravel ho cambiato modo di andare in bici.

Cosa vuol dire pedalare gravel?
per me è libertà assoluta. Ogni bici ti costringe a qualcosa, con la gravel fai quello che vuoi.

Esci di casa, fai 300 km e hai fatto di tutto, dalla pianura alla montagna. Per questo, con la gravel ho cambiato modo di pedalare.

Ho allungato i miei giri, faccio tanti km, spesso non ho una meta. Ogni giro è un viaggio. Obiettivo il ritorno a casa o, al limite, al lavoro alle 15,00 del lunedì

Dal tuo ruolo di abilitatore alla bicicletta, raccontaci lo sviluppo del gravel:
come dicono tutti gravel nasce negli USA. Da noi la motivazione non riguarda la b-road. Si diffonde tra ciclisti “non nuovi” che vogliono pedalare diversamente. Quando sali su una gravel poi le altre bici finiscono in cantina a prendere polvere.

Perchè le persone vogliono pedalare diversamente?
Tante persone sono stanche di fare sempre la stessa cosa.

Sta cambiando qualcosa: il futuro è elettrico o gravel.

La bici arriva dalla competizione, piano piano si sta modificando. MTB ha dato un grosso impulso a questo, all’inizio si andava in giro per boschi e la competizione non è il punto centrale.

In altri paesi quelli che corrono sono molti di meno, e sono molti di più quelli che pedalano per fare strada e provare sensazioni.

Gravel è la disciplina definitiva? Il futuro è gravel?
Per alcuni sì e per altri no.
Chi ha la competizione nel sangue non è pronto per il gravel. Chi vede la bici come puro piacere di viaggiare, di vedere posti, quando passa al gravel fa un salto di qualità.

Gravel è una disciplina inclusiva, invita a pedalare di più, ci si diverte di più, lo si fa facendo meno fatica. E’ una disciplina tranquilla, ci si gode il viaggio. Facendo meno fatica si può allungare.

Gravel, disciplina e competizione: come la vedi?
Gravel e competizione ci stanno poco insieme. Il gravellista è un non competitivo. Resta il fatto che la bici gravel è ben specifica e ha geometrie ben definite. Può essere utilizzata da chiunque Nel futuro credo che si evolverà e ci saranno micro categorie: bici derivate dalle endurance, tra strada e gravel; bici tra il gravel e MTB, ecc. Mantenendo uno spirito non competitivo.

La tua bici ideale?
Ce l’ho: la cannondale slate è nella microcategoria tra gravel e mtb. Puoi fare off road anche pesante. E’ la bici che permette di fare qualsiasi cosa.

Acciaio o alluminio? 
Sicuramente acciaio per il gravel, anche se ci sono delle esagerazioni. Acciaio è materiale più adatto al gravel, però non è vero che non si rompa mai e che sia in assoluto il più comodo, dipende da come è fatto, non è nemmeno vero che l’alluminio sia scomodo in assoluto.

Meglio un ottimo alluminio che un pessimo acciaio.

Per fare gravel quanto conta il cambio?
Conta come in tutte le altre discipline. Ognuno di noi è diverso e ognuno di noi deve avere i rapporti adatti al suo modo di andare in bici.

Come ti vesti per la bici?
Nelle stagioni fredde l’abbigliamento tecnico non è abbastanza termico quando fa freddo e copre troppo quando fa caldo. mi vesto a cipolla.
Parto alla mattina presto quando è buio. Non voglio sentire freddo, mi vesto a cipolla e piano piano mi svesto. Sono cose che fanno peso, ma non faccio competizione e mi posso permettere di farlo. Tanto l’abbigliamento, quanto la sella e il pedale sono tutte cose molto personali.

E la sella?
non uso fondello. Tutte le cose attillate mi danno fastidio. Da che ho mollato la cravatta non voglio nulla che stringa.
Uso abbigliamento principalmente non tecnico. E il fondello mi ha sempre dato fastidio, e appena ho potuto l’ho smesso.
Da che utilizzo le Brooks non ho più problemi di schiacciamento e per questo vivo meglio. Uso una Cambium, una Swallow e una Swift.

Cosa pensi del pedale a sgancio?
Sappiamo ormai che la differenza in termini di prestazione assoluta è veramente minima. Deve pedalare con l’attacco chi ha problemi articolari. E’ l’unica posizione che non gli fa del male. Gli altri non necessariamente. Chi ha la pedalata rotonda forse ha un vantaggio. Chi non è abituato a tirare non ha vantaggi. Anche sul tirare ci sono scuole di pensiero diverse.

Non sopporto i dogmi: ciascuno deve fare come si sente meglio.

Quando serve il biomeccanico?
Per quelli che hanno problemi. Non è necessario se uno trova la posizione efficiente senza dolori. Si può provare e riprovare finché non si arriva a una posizione soddisfacente. E’ utile ma non obbligatorio, soprattutto per chi fa Gravel forse prima vale la pena di sentire come si sta in sella, guidati da chi sa darti delle indicazioni, per i millimetri c’è tempo.

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Fabio Galli
Sono il proprietario di un negozio di bici con un passato da manager di multinazionale, ne ho viste di tutti i colori. Oggi, ho la fortuna di fare un lavoro che mi permette, ogni giorno, di vivere le mie passioni. Lavoro a Monza e abito in Brianza. Uso la bici tutti i giorni e di tutti i tipi, la MTB, la strada, l’eroica e, da qualche anno, la gravel. Da quando utilizzo la gravel, non ho più limiti. Posso uscire la mattina alle 4 e tornare la mattina successiva alle 6 dopo 350 km.

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