Se vi siete persi le prime due puntate, le trovate qui:
Le cronache di Cirello: un siciliano in Inghilterra – Parte 1
Le cronache di Cirello: un siciliano in Inghilterra – Parte 2
Se siete stati così gravel da averli già letti (bravi), ecco invece l’epilogo delle cronache di Peppino…
GIORNO 7: ENGLAND IS STUNNING
(from countryside to seaside in 100 Km)
- Km: 105
- 1040 D+
- Da Dunford a Eastbourne
Faccio colazione e mi congedo, il tizio mi dice che la serata gli è talmente piaciuta che farà il bis con la partita dell’Inghilterra. Spoiler: perderanno pure loro (forse porta un po’ di sfiga quel posto).
Oggi sono emozionato perché vedrò le Seven Sister’s cliffs: forse il posto che più volevo vedere.
Quando ho una traccia sul dispositivo GPS quello che succede è buffo: mi “perdo”, nel senso che sapendo dove è la direzione che dovrei seguire, prendo tutte le stradine del caso, entrando ed uscendo (ed allungando) la traccia. Mi godo, insomma, lo straordinario mezzo che è una bici gravel: l’importanza di non essere legato al mero bitume, ma godere di tutte le stradine…
Arrivo a Shoram-by-Sea e già si vedono le caratteristiche scogliere calcaree: la ciclabile le percorre alla base per parecchi chilometri.
Arrivo a Exceat, dove comincio a vedere le indicazioni delle famose sorelle, e i panorami diventano spettacolari: finalmente tutto fila liscio.
Il karma si ricorda di me all’ingresso di un sentiero, vicino ad un tornello.
Il percorso è da farsi a piedi ma, dato che è totalmente a vista e fatto eccezione dell’inclinazione di ciascuna delle scogliere, non è poi cosi malvagio…
Fanculo! Due secondi dopo ho già lanciato la bici oltre l’ostacolo (ce ne sarebbero stati altri sette!); ma credetemi: per quanto abbia spinto per larga parte, ne valeva assolutamente la pena: tra le cose migliori fatte in bici!
Dopo la sesta sorella, trovo di nuovo la strada e decido di dirigermi verso la città più vicina: Eastbourne a 15 km, 8 dei quali in una salita non proprio leggera.
Sono quasi le 19.00 ed io non ho ancora preso il B&B: la stanchezza si fa sentire e pure la sete, ma sono quasi in cima.
Se mi sbrigo riesco pure a vedere la semifinale dell’Inghilterra.
Ma alla sommità trovo una locanda con vista panoramica: ho proprio voglia di una birra…
Non appena entro decido che fanculo la partita: mangerò prima di arrivare in camera. Nel frattempo mi chiama il posto in cui avevo appena prenotato chiedendomi quando arrivassi. Guardo gli ultimi 7 chilometri sul telefono: discesa con oltre il 10%… Rispondo che tra un’ora (di pranzo) e 10 minuti (di strada) sarò lì.
Arriva il cibo in tavola ed il Sole sta per sparire oltre le scogliere: mi alzo, mi dirigo sulla ringhiera e scatto una foto… Roba di un minuto scarso, ma sufficiente ad un bastardissimo gabbiano per planare sul mio piatto e fottersi il mio pezzo di carne.
Ma perché tutte a me?
Riordino da mangiare tra l’incredulità della cameriera (a cui non ho il coraggio di spiegare) e le risate dei clienti attorno (che sanno).
A fine pasto mi catapulto giù per la discesa, prendo possesso della camera, mi faccio una doccia, accendo la TV, giusto in tempo per veder perdere l’Inghilterra ai tempi supplementari (ve lo meritate visto i gabbiani di merda che avete!).
GIORNO 8: LAST 120 KM: LET’S FINISH IT!
(no you won’t)
- Km: 92
- 450 D+
- Da Eastbourne a Hythe
- Oggetti Smarriti: borraccia isolante
Dopo colazione mi fiondo subito in strada: se me la gioco bene, posso prendere il traghetto oggi stesso.
Tuttavia vado talmente di fretta che mi scordo una borraccia in hotel (cosa che scopro solo dopo 10 km) a cui purtroppo rinuncio, per ragioni di tempistiche.
La tappa di oggi è per lo più di trasferimento, per la maggior parte piatta e noiosa, e io quando sono annoiato non riesco a stare in sella. Mi fermo ogni 10 km, mi fa male tutto, sono stanco. Già a metà percorso mi rendo conto che finirò col prendere un traghetto.
L’unica nota piacevole della tappa è la città medievale di Rye, un autentico gioiello.
Verso le 19.00 decido di fermarmi e fare l’indomani gli ultimi 30 chilometri per imbarcarmi con calma e, soprattutto, per non passare la notte a Calais, che non mi piace. Prendo il B&B poco fuori Hythe, dove trovo la chiesetta più bella del viaggio.
L’hotel dista un paio di chilometri dal centro abitato; decido di procedere a piedi, data la piacevolissima temperatura. In più durante il tragitto adocchio una locanda che mi sembra caruccia. Non mi sbaglio! All’interno mi si presenta un tipico locale inglese, dove prendo una tipica pietanza: pasticcio di carne stufata, una bomba che sei sazio per 3 giorni, e soprattutto non proprio estiva (ma andava provata).
Annaffio il tutto con 3 birre. Torno alla camera, ma faccio il lungo mare e decido di mettere i piedi a mollo: non lo avevo ancora fatto in questo viaggio…
In hotel vorrei farmi la birra sulla bellissima veranda ma, visto il pasto, opto per una tisana… Dieci minuti dopo sono in coma!
GIORNO 9: BACK HOME
(almost not!)
- Km: 30+62
- 600 D+ (tutti nei primi 30 km!)
La scelta di spezzare gli ultimi 30 km in due giorni si è rivelata azzeccata: sono i più difficili, resi ancora più difficili dalla deviazione fatta per vedere il White Horse di Folkestone: un disegno di un enorme cavallo rampante sul crinale della montagna.
Per ironia della sorte il suddetto cavallo si intravede appena dalla sommità della scogliera, ma il panorama della costa è mozzafiato.
Gli ultimi 10 km sono uno spettacolo di strada bianca in discesa, col porto di Dover che spunta pian, piano: bellissimo!
Il solito Karma rovina l’atmosfera facendo partire il traghetto con 2 ore di ritardo, costringendomi a fare gli ultimi 67 chilometri a manetta in Francia, col vento contrario, per beccare l’ultimo treno per Anversa. Arrivo a casa che è quasi mezzanotte.
E’ stato un viaggio incredibile, ufficialmente il primo completamente asciutto… In Inghilterra!
Questo viaggio, che è nato per gioco e che è stato organizzato in pochi giorni, dimostra che non ci vuole nulla: basta partire.
Ma ricordatevi i documenti e le carte di credito!
THE END.