Lost in Prealps: la bellezza delle Prealpi vissuta su due ruote

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Dopo aver letto un racconto di percorsi immersi nella natura più pura e selvaggia e aver visto le foto di panorami mozzafiato, abbiamo deciso di intervistare Manuel Gatto, l’organizzatore di Lost in Prealps.

L’evento, che si svolge a fine giugno, è nato per promuovere l’utilizzo della bicicletta come veicolo di esplorazione delle Prealpi trevigiane.
Gli abbiamo fatto qualche domanda per saperne di più.

Quando dici che perdersi tra le Prealpi è una metafora per esplorare i propri confini, intendi geografici o personali?
Credo che i confini personali e geografici siano legati al nostro approccio personale alla quotidianità. Esplorarli ha un significato diverso per ognuno di noi, può essere quindi geografico e personale allo stesso tempo. Nel mio caso è naturalmente così.

I confini da oltrepassare sono tutti quei luoghi che ancora non conosco e che voglio raggiungere, andare oltre quelle linee di demarcazione permette di scoprire il proprio territorio e allo stesso tempo i propri limiti o le proprie potenzialità.

Ci sono più ciclisti che arrivano dall’agonismo o amatoriali?
I ciclisti che partecipano a questi eventi sono di tutti i tipi, ma nonostante le molteplici tipologie di bici (chi con le gravel, chi su di una mtb) e differenti generi di attrezzatura, tutti partecipano per divertirsi.

Il piacere di godersi qualche giorno di assoluta libertà prevale su tutte quelle dinamiche che a volte nascono intorno alle competizioni e agli eventi agonistici.

Qual è must have per partecipare all’evento?
Per prima cosa è necessario avere voglia di conoscere luoghi che hanno tanto da offrire a livello paesaggistico, storico e culinario.

È inoltre richiesta una buona propensione al divertimento, alla condivisione e alla scoperta di sentieri, boschi e strade sterrate con un occhio di riguardo al rispetto per la natura.

Lost in Prealps è una chiamata globale al bikepacking e all’esplorazione delle meravigliose Prealpi Trevigiane, un progetto che non si ferma al solo evento ma che vedrà la nascita di una onlus che avrà come obiettivo quello di dar luce al territorio valorizzandolo tramite l’organizzazione di eventi, workshop e iniziative ciclo-culturali.

Riguardo alla tua esperienza,da quanto tempo sei ciclista?
Ad essere sincero non mi ritengo un ciclista, più un appassionato: ho sempre avuto una grande interesse che mi ha portato a scoprire nuove tipologie e nuovi modi di pedalare. Dalla bici da strada alla mountainbike, dal gravel al cyclocross singlespeed (il cui stile punk e genuino mi ha regalato dei momenti indimenticabili) passando per il bike polo.

La mia voglia di scoperta è direttamente proporzionale al numero di bici che vorrei avere in garage!

Quando hai deciso di organizzare eventi?
Ad un tratto ho sentito il bisogno di condividere un luogo che mi appartiene per cultura e tradizioni, un territorio perfetto per le lunghe pedalate in bicicletta. Se proprio dovessi definire un “quando”, direi negli ultimi quattro anni.

Come è nato Lost in Prealps?
Lost in Prealps nasce dal desiderio di esplorare le montagne che vedevo dalla cucina di casa fin da bambino. All’epoca attraversare tutto l’arco prealpino per raggiungere quelle cime mi sembrava impresa epica, poi nel tempo, appassionandomi di trekking ma ancor di più di trail e viaggi in bicicletta, l’obbiettivo fu sempre più vicino.

Ricordo che un giorno preparai la mia Riding in Circles e le mie borse da bikepacking, presi il treno fino a Bassano del Grappa e in solitaria cominciai a percorrere il mio percorso ideale. Fu un piccolo viaggio di un paio di giorni assolutamente al di sopra delle aspettative.

Decisi quindi che quel percorso doveva diventare un riferimento, un trail percorribile con una mountainbike o con una gravel, Lost in Prealps doveva regalare a tutti gli appassionati quello che aveva regalato a me in quei due magnifici giorni.

Colonna sonora dei tuoi viaggi?
“WAIT” degli M83.

Proviamo a definire la tua versione di “ciclismo”: l’esperienza bici in 3 parole?
Crescita, Scoperta, Garanzia.

Bici come sport o come esplorazione?
Esplorazione al novanta per cento, per il resto sport.

Lupo solitario o branco?
Preferibile il branco, possibilmente randagio.

Gravel o altre bici?
La gravel unisce differenti stili, direi l’unica bicicletta che non dovrebbe mancare nel garage di un appassionato.

Ilaria Arghenini

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